sabato 25 giugno 2011


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La Valle della Luna.

La Valle della Luna si trova in una piccola penisola (Capo Testa) nell'estremo nord della Sardegna, ed è conosciuta dagli anni '60 come punto di ritrovo degli hippies. Un posto unico nel suo genere per la particolare conformazione geologica, è formata da sette valli divise tra loro da grandi strutture di granito di cui la più alta raggiunge i 128 mt sul livello del mare ed è comunemente chiamata "Il Teschio". All' interno delle valli ci sono svariate grotte che si sono formate a causa dell'erosione, nelle quali si può alloggiare comodamente. Inoltre, presso l'ingresso, si trova una sorgente d'acqua dolce, il che rende il posto particolarmente adatto anche a permanenze lunghe. Infatti, alcune persone risiedono nella valle anche durante tutto l'inverno senza particolari problemi e vivendo a stretto contatto con la natura.
Dal momento in cui si oltrepassano le due grosse pietre che segnano l'entrata, si ha l'impressione di trovarsi su un altro pianeta... molte persone dicono di provare una grande serenità e la sensazione di essersi lasciata la "civiltà" alle spalle. In effetti il posto, pur non essendo troppo grande, è circondato dal granito, cosicché non si ha quasi nessun contatto con "il mondo là fuori"! Questo ha permesso alla valle di rimanere abbastanza incontaminata, e anche di non subire troppi controlli e restrizioni. La zona appartiene ad un privato che ha deciso di lasciarla libera e aperta a tutti, tanto che può essere visitata e frequentata da chiunque. L'area fa comunque parte del comune di S. Teresa, dove vige il divieto di campeggio.



I Candelieri.

Tra le diverse ipotesi avanzate sull’origine dei Candelieri, la più attendibile è quella che li fa risalire al periodo medievale. Infatti, se lo studioso Pasquale Tola, storico e magistrato sassarese, attribuì la nascita dei ceri a seguito della peste scoppiata a Sassari nel 1580, così invece non la pensò lo storico Enrico Costa, il quale scoprì, circa due secoli fa, analizzando gli statuti di Villa di Chiesa (Iglesias), l’origine Pisana dei Candelieri.
  Infatti, i funzionari e le cariche di Pisa si impegnavano, con l’arrivo nell’isola, a rispettare le tradizioni della madrepatria e a ripeterle anche nei territori occupati.
  Si hanno notizie certe che, dal 1265, il giudice di Arborea fu costretto ad offrire, annualmente, un cero in vigilia “assumptionis beate Marie semper Virginia de mense augusti”, perché era obbligato ad adempiere a una precisa istanza dei pisani, secondo la quale doveva essere offerto un cero specifico, avente una determinata forma e peso, su cui doveva essere applicata una certa quantità di cera.
  Qualche anno più tardi, nel 1286, venne imposto lo stesso tipo di impegno al giudice di Gallura e agli altri signori di Sardegna “secundum quod consuetum est”.
  L’offerta della cera era chiamata oblazione dei candeli già dai primi anni del trecento e, in determinati statuti (Breve Pisani Communis), furono indicate alcune norme minuziose su come presentarla “Et quod omnia candela fiant a tabernacula, et non ad florectos”, che pretendevano dei ceri a forma di tabernacolo e non a fioretto.
  Se in un primo momento, la tradizione dei candelieri è simbolo della cultura pisana, a partire dal XV secolo assume caratteri totalmente differenti. Infatti, in questo periodo storico, la Sardegna fu flagellata da numerose carestie e pestilenze che ne decimarono la popolazione. In molti casi si tentò di far fronte alla situazione non soltanto con la medicina ma servendosi anche del contributo religioso: in particolare, si chiese l’intercessione della Madonna affinché ponesse termine alla gravosa decimazione della popolazione.  Questo aspetto storico è molto importante in quanto molti paesi, soprattutto quelli che già ripetevano nel periodo di Ferragosto la tradizione pisana come simbolo di devozione alla madonna di mezz'agosto, "decisero di fare un voto” a quest’ultima per scongiurare il morbo.
  Purtroppo, la mancanza di dati certi su ogni singolo centro ci impedisce di sapere con precisione le date in cui avvennero i voti alla Vergine; l’unica cosa che potrebbe essere chiara è che a partire dal XVI secolo la tradizione dei candelieri non è più un‘usanza pisana, ma il simbolo della devozione e del ringraziamento nei confronti della Madonna che puntualmente, ogni anno, si rinnova lasciando immutato il fascino ed il mistero che si porta da secoli.